Sì
lo so, latito. E vabbè. Diciamo che c’è stato il trasloco, poi l’inserimento
(non di Nina al nido ma mio nel nuovo quartiere), poi un po’ di Puglia, dove ha
avuto luogo il battesimo di Nina all’orecchietta. Sono tornata con scorte di
orecchiette integrali fresche e cacioricotta del caseificio di Locorotondo, che
messi insieme a un po’ di sugo e a del basilico profumato danno vita a una ricetta
tanto buona quanto banale: la pasta al pomodoro. Il pomodoro è uno dei punti
interrogativi dello svezzamento: quando introdurlo? Perché? Perché no? Crudo?
Cotto? Spellato? Sotto forma di sugo Nina lo slurpa già da un po’, per la
versione selvaggia (pomodoro crudo a morsi) aspetterò i pomodori croccanti e
succosi di quest’estate. La passata di pomodoro è una delle rare eccezioni al
mio snobismo verso scatolame e cibi confezionati. Non ci sono ingredienti
nascosti, conservanti e aromi ma solo pomodoro e sale, o almeno così ci fanno
credere e io ci voglio credere perché al momento mettermi a fare la passata di
pomodoro in casa non è in cima ai miei pensieri. A me piace quella della nota
marca di cinque lettere che inizia con M e finisce con I.
Per
il sugo faccio soffriggere uno spicchio d’aglio intero (che poi tolgo) in un
po’ d’olio. Poi aggiungo la passata e qualche foglia di basilico del balconcino
di casa del nuovo quartiere e faccio cuocere a fuoco basso aspettando che bolla
l’acqua per le orecchiette e poi che cuociano (ci mettono poco perché sono
fresche). Scolo, condisco, una bella nevicata di cacioricotta grattato e
intanto Nina ha già cominciato a soffiare sul piatto fumante, impaziente di spazzolare
tutto, foglie di basilico comprese.